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Title: Traduções [italianas]
Author: Espanca, Florbela (1894-1930)
Translator: Battelli, Guido (1869-1955)
Date of first publication: 1934
Edition used as base for this ebook: Coimbra: Gonçalves, 1934 (Sonetos Completos)
Date first posted: 25 August 2009
Date last updated: 30 June 2014
Faded Page ebook#20090810

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Titre: Traduções [italianas]
Auteur: Espanca, Florbela (1894-1930)
Traducteur: Battelli, Guido (1869-1955)
Date de la première publication: 1934
Édition utilisée comme modèle pour ce livre électronique: Coimbra: Gonçalves, 1934 (Sonetos Completos)
Date de la première publication sur Distributed Proofreaders Canada: 25 août 2009
Date de la dernière mise à jour: 30 June 2014
Livre électronique de FadedPage.com no 20090810

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Note di trascrizione:

Florbela Espanca (1894-1930) è una poetessa portoghese celebrata per i suoi sonetti tragici. Guido Battelli (1869-1955) era un insegnante italiano che fu conquistato dalla poesia di Florbela. I due divennero molto amici e Guido pubblicò una edizione postuma completa della sua poesia (Sonetos Completos. Coimbra, 1934: Livraria Gonçalves), includendo la propria traduzione di una selezione dei sonetti di Florbela. Il titolo originale di questo capitolo in quel libro è "Traduções de Guido Battelli".

Indice:

[Pg 179]

TRADUÇÕES
de
GUIDO BATTELLI

[Pg 181]


IO

(EU)

Io son colei che va pe 'l mondo errante
e nella vita mai trovò sua stella,
del Sogno e della Sorte son sorella,
la triste crocifissa dolorante.

Qual lieve ombra di nebbia vaporante
che un triste suo destino s'arrovella
di spingere alla Morte, io sono quella
che niun comprender seppe un solo istante.

Io son colei che passa e che niun vede,
son quella che par triste e poi non è,
che piange il suo dolor senza un perchè.

Son forse la vision che alcun sognò,
d'alcun che venne al mondo a veder me
e nella vita mai non m'incontrò.
[Pg 182]


IL MIO DESTINO

(EM BUSCA DO AMOR)

A me fu detto un giorno dal Destino:
batti le strade della vita e chiedi
a quanti incontrerai sul tuo cammino
se quell'amor che brami hai da trovar.

Scesi cantando al vento del mattino,
sfidai nembi e tempeste, ad ogni porta
bussando invano, a mo' di pellegrino,
ma traccia del mio amor niun seppe dar!

Ne chiesi a un vecchio: Orsù, dimmi, vecchino,
Amor vedesti? Sorpreso ei mi guardò,
scosse ridendo il capo e via passò.

Ne chiesi a tutti, e fu dimanda vana,
vana richiesta che mi scoraggiò:
ne la vita l'Amor niuno incontrò.
[Pg 183]


TRISTEZZA

(NEURASTENIA)

Ho l'anima ripiena di tristezza,
rintocca nel mio cuor l'Ave Maria,
la pioggia batte ai vetri e vi ricama
trine leggere di malinconia.

Piange il vento ululando e pare il grido
d'un'anima che pena in agonia;
di neve i fiocchi volano per l'aria
migranti uccelli in ciel di fantasia.

Tanta tristezza, pioggia, ma di che?
Tanta passione, vento, ma perchè?
Crudel destino, neve, ci toccò.

O pioggia, o vento, o neve, che tristezza!
Ditela al mondo intero l'amarezza,
Dite voi ciò ch'io sento e dir non sò!
[Pg 184]


IL CANTO DEL ROSIGNOLO

(ALMA PERDIDA)

Tutta la notte il rosignol cantò
la sua passione, disperatamente,
e quasi fosse l'eco d'una gente
che in quella voce il suo dolor sfogò.

Fors'era un sogno che nel ciel sfumò,
e in doglia si converse blandamente,
fors'era il pianto e l'anima dolente
d'alcun che chiese amore e nol trovò.

L'intera notte pianse, io lacrimai
perchè in quel canto amaro e disperato
l'atroce mio destino indovinai.

E in quegli accenti che de l'angosciato
mio tormento parevano la voce
il pianto del mio cuore ravvisai.
[Pg 185]


SERA ALENTEJANA

(LANGUIDEZ)

O sere di mia terra, o dolce incanto,
d'un vago albor di giglio illuminate,
sere di sogno, sere di novene,
sere di Portogallo idolatrate.

Come v'adoro e v'amo! Ecco ch'io sento
battere l'ore come lievi pene,
ore di pace e d'un dolore santo
ore di fumo e cenere, serene...

Le palpebre languenti, affaticate
lievi si chiudon su l'azzurre viole,
com'ali bianche stanche di volare.

E su la bocca posan baci muti,
mentre le mani sembran carezzare
dell'ombra folta i pallidi velluti.
[Pg 186]


AMICA TRISTE

(AMIGA)

Lascia ch'io sia la tua amica, Amore,
solo l'amica, se non vuoi ch'io sia
delle tue amanti tutte la migliore

e la più triste. Pena ed agonia
che importa, Amor, se poi da te ne viene?
—Benedetto—dirà la voce mia...

È sempre un sogno buono quel tuo bene,
anche se in pianto dal perduto e vano
sogno mi dèsti a rinnovar mie pene.

Su, baciami le mani, ma pian piano,
come, se nati nello stesso nido,
noi fossimo fratelli un dì lontano.

Baciami forte... O pazza fantasia,
guardar così dentro le mani chiuse
i baci ch'io sognai qui in bocca mia!
[Pg 187]


GIOVINEZZA INUTILE

(PEOR VELHICE)

Son vecchia e triste. D'un sorriso l'alba
su la mia bocca mai vidi apparir,
gridando aiuto con la voce spenta,
naufraga della vita, vo' a morir.

La Vita che sul fronte a le fanciulle
di bianche rose un serto suole ordir,
su la mia fronte mistica di pazza
il fior di morte pose a imputridir.

Giovine ancora, se la giovinezza
fosse soltanto de la nostra età
nè il cuore avessi colmo d'amarezza,

triste vecchiaia il mio destin mi dà,
quella che nega a noi fino il ricordo
d'essere stata bella in altra età.
[Pg 188]


IL MIO SEGRETO

(MINHA TRAGÉDIA)

Non amo il sol, ho una paura folle
che legganmi ne gli occhi il mio segreto,
di non amar nessun, d'esser così...

Amo la notte immensa e misteriosa,
al par della farfalla, che notturna
mi sento volteggiare in petto, qui.
[Pg 189]


LANDA FIORITA

(CHARNECA EM FLOR)

Sento nel cuore una dolcezza arcana
che fa scordarmi l'ore dolorose:
dall'eriche bruciate nascon rose;
del pianto la tristezza è ormai lontana.

Tutta m'avvolge una passione strana;
nell'ombra ascolto voci misteriose
che mormoran parole deliziose
per cui delira la mia mente vana.

In questa febbre ardente che m'invade
dispoglio il triste lutto e le gramaglie
e più non sono, Amor, Sóror Saudade.

Brilla nell'occhio l'estasi d'amore,
e la mia bocca aulente è come il miele,
io son la landa brulla tutta in fiore!
[Pg 190]


VERSI D'ORGOGLIO

(VERSOS DE ORGULHO)

Mi sprezza il mondo, ma non ha nessuno
l'ala del canto che il Signor mi diede,
io nacqui Principessa in fra la plebe:
chiude il mio sogno e l'ansia mia segreta
una torre d'orgoglio e di disdegno.
Perchè oltre i mari stendesi il mio regno,
perchè ne gli occhi porto la infinita
azzurra immensa vastità dei mari.
Tutte le luci e tutti gli ori aduno,
perch'io son Io, e sono pur Qualcuno!
Il mondo? E che c'importa il mondo, Amore?
Il giardin de' miei versi tutto in fiore,
la messe de' tuoi baci inebrianti,
son l'estasi di sogno e sono i canti,
le braccia sono, Amor in che mi tieni
stretta al tuo seno, e dentro ne' sereni
abbraciamenti il mondo esser ci pare
in Lattea Via immensità stellare!
[Pg 191]


AUTUNNO

(AUTONAL)

. . . . . . . . . . . . . . . .
Autunno dai crepuscoli dorati
di porpore, damaschi e di broccati,
vesti la terra intera di splendor.

Autunno da le sere silenziose
e magnifiche notti voluttuose,
in cui singhiozzo a delirar d'amor!
[Pg 192]


PASSIONE

(NERVOS D'OIRO)

Quai búbboli d'oro mi squillano
gli accesi miei nervi il lor canto,
e in quella lor voce mi dicono
i sogni d'amore e di pianto.

Io scuoto ridendo i miei crotali
nel corpo d'ebbrezza fremente,
e della passione nel turbine
si perde estasiata la mente.

Danzando nel circolo magico
sollevo il mio cuor nella mano,
che pare una rosa di porpora
promessa a un amore lontano.

Con ritmo fantastico vibrano
ardenti i miei nervi esaltati
e un regno mi tessono splendido
di canti e di sogni dorati!
[Pg 193]


VOLUTTÀ

(VOLÚPIA)

Poichè del piacere
mi corre già il fremito
per tutte le membra,
io sfido la sorte,
io t'offro il mio corpo
dannato alla morte!

Caduto è l'inganno
dei labri che mentono,
dispersa ha la nube
il vento del norte:
io t'offro coi baci
un vino più forte!

Ho il grembo ricolmo
di dalie di porpora,
e l'agili mani
nel sole le tingo,
ma sembrano lance
se al seno ti stringo.

L'incanto perverso
t'avvolge del magico
mio corpo felino:
ti stringe anelante
un cerchio più cupo
di quelli di Dante!
[Pg 194]


PASSEGGIATA CAMPESTRE

(PASSEIO NO CAMPO)

Amor diletto, o mio soave Amante,
cogli l'ora che passa, ora divina
bevi con me la tazza inebriante.

Io tengo, Amor, la cinta svelta e fina
e gioventù mi brilla ancora in fronte,
le mani ho di Madonna fiorentina.

Vieni con me: noi saliremo il monte
fra'l gran' maturo che già 'l sole indora
e l'acqua azzurra noi berremo al fonte.

Di rosolacci ardenti ecco s'infiora
tutta la messe: bianca la vitalba
nell'aura fresca del mattino odora...

A sera torneremo, e ne la falba
luce di luna, pei sentieri agresti
—soave a noi come un sorriso d'alba—

strette le braccia, moveremo presti.
[Pg 195]


LE MIE MANI

(AS MINHAS MÃOS)

Le piccole mani son bianche
e pure qual acqua nascente,
somigliam le rose intrecciate
nel grembo all'Infanta d'Oriente.

Son povere in veste di seta,
son mani di fata o reggente;
le dora d'un pallido raggio,
il sole che volge a ponente.

Son scarne, son bianche siccome
quel viso di bimba dolente
che ignora sua madre, che vive
raminga così fra la gente.

Amor, le ricusi?... Sapessi
la pena che il cuore ne sente!
Mie piccole mani, sì dolci,
sì buone, che solo contente

D'un poco d'amore sareste,
apritemi il cielo splendente
di luce, che il volto carezzi
d'un tenero amor sorridente!
[Pg 196]


TOLEDO

Rubino ardente in una coppa d'oro
oggi è Toledo. Amor, non me lo dire,
che tal festa è per noi. Vedi, non oso
un gesto sol, chè temo di svenire.

Le tue mani carezzano tremando
l'agil mio corpo d'ambra armonioso,
ch'è come un gelsomin tutto odoroso,
ebro di sol, d'aroma e di piacere.

Io chiudo l'occhio stanco ove persiste
un romantico sogno vago e muto,
—un grande amor è sempre grave e triste.

Fiammeggia il Tago al sol coll'onda verde,
leva al cielo una torre il grido acuto,
e nel tuo bacio, Amor, l'alma si perde!
[Pg 197]


IN MEMORIAM

Nella città d'Assisi il Poverello
santo Francesco a tutti iva insegnando
che l'acqua, il sol, la terra, il fior più bello,

le spin che calca, il piede insanguinando,
la Povertà, che tutto quanto al mondo
di buono o vile noi ne andiam trovando.

Fratello è nostro. Esaltasi in giocondo,
slancio d'amore il canto e dice:
«Ave, suor Acqua, e Sole rubicondo»!

Ahi, Poverello, il canto tuo felice
erra fors'anco dentro le olivete
di S. Damiano sovra la pendice,

ma come triste a me ne le segrete
lacrime suona! Ne la vita, solo
m'ebbi un fratello, che ad eccelse mete

mentre ne' cieli indirizzava il volo
precipitò. Oh chi dirà lo schianto
muto del cuore, chi darà consolo

al mio perenne desolato pianto?
Fratello in vita ebbi te sol, sol uno,
morto che vegli al mio destino accanto,

nè più fratello chiamerò nessuno!
[Pg 198]


ALENTEJO

(POBRE DE CRISTO)

O terra mia natal, che in un'immensa
pianura sconfinata avvampi al sol,
terra cui stende su le case bianche
il chiar di luna un magico lenzuol,

Terra che ne' tuoi lunghi crepuscoli
non senti batter d'ala pure un vol,
terra moresca, che un rubino ardente
sembri distesa col fiammante suol,

Terra in cui nacque il dolce mio fratello
e la giovine madre mia morì,
io batto alla tua porta; son mendica,
e ormai nell'ombra va morendo il dì.

Lascia ch'io posi in te l'anima stanca
e per la notte trovi albergo qui,
terra adorata, ove mia madre dorme
e bionda un giorno in gioventù fiorì.
[Pg 199]


ALBERI DELL'ALENTEJO

(ÁRVORES DO ALENTEJO)

Ore morte. Disteso a piè del Monte
il piano è una fornace. Torturate
le piante, dall'arsura affaticate,
chiedono a Dio la grazia d'una fonte.

Fragranti le ginestre su le conte
strade del bosco splendono dorate,
si stagliano le piante impolverate,
sul tragico profil de l'orizzonte.

Alberi, o cuori, anime piangenti,
o tristi al par di me, alme imploranti
in van rimedio per la lor tortura,

Alberi, non piangete! Anch'io da dura
sete sospinta ne' mei passi erranti,
anelo abbeverarmi a le sorgenti!
[Pg 200]


EVORA

(ÉVORA)

Evora, le tue strade solitarie
e silenziose sotto un ciel violetto
la remissione chiedono al Signore
di vanità che ci fiorîr nel cuore.

Io corsi invano un dì tante cittadi:
solo qui sento ch'ardono i tuoi baci,
solo qui sento arridermi al pensiero
i sogni ch'io sognai nell'altre etadi!

Evora, al guardo tuo, al dolce aspetto,
al tuo sorriso ambiguo nell'aprile,
il cuor mi balza d'allegrezza in petto.

C'è il volto d'un fantasma in ogni piazza;
e l'alma mia dolente qui rivive
il lieto sogno ch'io sognai ragazza!
[Pg 201]


LA FINESTRA DI GARCIA DE REZENDE IN EVORA

(Á JANELA DE GARCIA DE REZENDE)

Finestra antica sopra la via piana,
tutta di luce imbiáncati la luna;
io forse un giorno, in un'età lontana,
io fui la rosa che al balcon fiorì.

Un giorno forse,—oh la mia mente vana
che i morti sogni come foglie aduna!—
col mio superbo cuor d'alentejana
al tuo balcone m'affacciai un dì.

Mistica donna in altre primavere
io vissi ore fulgenti in altre età;
vidi passar cortei fra le bandiere
spiegate al vento per la mia città.

D'un principe regal vidi l'insegna
levata al sole in aria trionfal;
recava un cuor trafitto: era l'emblema
ch'io scelsi a dire il mio segreto mal!
[Pg 202]


SOGNO VANO

(SONHO VAGO)

Un sogno alato attraversò un istante
la mente folle, presa da demenza,
e mi risuona qual d'acque cadenza
nell'alma ancora triste e sì distante...

Dov'è l'Eletto del mio cuor, l'Infante
che m'ami e fonda col suo vivo ardore
il triste gelo che mi stringe il cuore,
il Principe incantato, il dolce Amante?

Assorta in sogno, io non so più se sia
d'un bacio l'eco ch'al labbro morì,
o fatuo fuoco che la notte splende
sovra 'l sentier di chi 'l cammin smarrì.

Ti vengo in traccia e già ti veggo Amore,
e tu pur m'incontrasti ma fu invan.
Non vider gli occhi tuoi ciò che nel cuore
porto racchiuso e stringo nella man!
[Pg 203]


AMBIZIOSA

(AMBICIOSA)

Per quei fantasmi che nel ciel passarono
quai nubi erranti e che giurai d'amar,
mai le mie braccia languide tentarono
il gesto vano che cerca arrestar.

Se le mie mani trepidanti osarono
stringere al seno un palpitante amor,
quante pantere barbare straziarono
sol per la gioia d'un cieco furor!

Or l'alma è come funeraria pietra
in cima al monte, interrogando il ciel;
l'umano amor dinanzi a lei s'arretra,
e vano sogno a chi, rompendo il vel

del senso, anela ad un divino amore,
sembra ogni accento. Già lo spirto mio
fatto s'è franco del terreno errore.
L'amor d'un uomo? Voglio solo un Dio!
[Pg 204]


I MIEI VERSI

(OS MEUS VERSOS)

Strappa quei versi ch'io ti scrissi, Amore,
géttali al fuoco, o se li porti il vento,
e, s'a memoria tu li sai, dal cuore
te li cancelli oblio in un momento.

Quanti poeti non cantar d'amore,
nell'estasi del loro sentimento;
e quanti non soffrir del mio dolore
le pene stesse che nel cuore io sento?

Quel ch'io sognai già ripeteron tante
voci che Amore e che il Dolor costrinse,
—un batter d'ali, un gemito dolente—,

Strappa i miei versi. Qual follia mi vinse...
Come se un grande amor qui nella vita
non fosse poi l'amor d'ogn'altra gente!
[Pg 205]


IDEALE

(EU NÃO SOU DE NINGUEM)

.........................................

Io non son di nessun. Sia chi mi vuole
luce di sole in un meriggio ardente,
rechi negli occhi, come un'acqua chiara
la fulgida pupilla d'un veggente.

Linfa che nutre agli alberi le gemme,
murmure d'ali d'un minuto insetto,
vento che strappa vele dall'antenne!

Diverso sempre ad ogni ora che volge,
forza viva, perenne, in movimento,
stella che gli astri in suo cader travolge!
[Pg 206]


SILENZIO

(SILÊNCIO)

Nell'ore tristi del mio van penare,
a notte fonda, ch'ogni voce è morta,
io sono il vento che tenta d'entrare,
che geme e piange e batte a la tua porta.

Vivo lungi da te, ma cosa importa?
Per me non vivo ormai.—Non senti errare,
della tua voce nell'incanto assorta,
un'ombra lieve presso il limitare?

Io ti son presso più che tu non creda:
oh, quante volte il guardo mio si posa
sovra il tuo libro, benchè tu non veda!

Ti stringo in braccio, quasi un figlio mio;
non senti lieve un passo ne la casa?
—Silenzio, Amor mio bello, apri, son io!
[Pg 207]


FOLLIA

(LOUCURA)

Tutto cade e precipita con romba
spaventosa!—Io non so più dov'era
dianzi! Il mio bel castello, il mio palazzo
l'aëreo balcon vanì nel sogno...
Oh Dio, nulla, nulla io più non so!...
Ridda un tumulto di pensieri ardenti
nella mia mente, in lampi di follia!
Strappansi sete, infrangonsi diamanti...
Oh Dio, che nulla ormai posseggo più!
Solo incúbi di sogno e deliranti
insonnie e pazzi lampi di follia
traversano la tenebra ove muove
anelante il mio piè. Oh, chi mi salva?...
Oh spaventoso orror d'essere sola,
e udir nell'alma riecheggiare il folle
ridere d'infinite alme dementi!
[Pg 208]


ALLA MORTE

(DEIXAI ENTRAR A MORTE)

Lasciate che venga sicura la Morte,
che venga a rapirmi nell'ombra laggiù,
a lei spalancate sien tutte le porte,
chè stanche già l'ali non battono più!

Chi sono nel mondo? Io sono un'illusa
che il chiaro di luna già in mano serrò,
pensando d'avere la Vita racchiusa;
aperse le mani... e nulla incontrò!

Perchè fra dolori e lacrime un giorno
La vita mi desti? Perchè mi nutrì
o mamma, il tuo seno, se il frutto soltanto
d'un giglio esser devo che triste sfiorì?





[End of Traduções [italianas] by Florbela Espanca, translation by Guido Battelli]

[Fin de Traduções [italianas] par Florbela Espanca, traduction par Guido Battelli]